Armonia, razionalità, bellezza

di D.

 

Renato Troina nasce nel 1921 a Petralia Sottana dove vive l’infanzia e la giovinezza, consegue il diploma di maturità e dove ritorna per trascorrere i momenti più belli della sua vita insieme con i parenti e gli amici.

Durante le vacanze estive a Monteriparato matura in lui l’osservazione e l’amore per la natura, per gli animali ed in particolare per i cavalli. Ricorda spesso Ardita, la sua cavalla compagna inseparabile delle avventure giovanili sulle Madonie, che, lasciata a briglia sciolta, lo aveva riportato sano e salvo a casa quando da ragazzo si era perso nella nebbia dei boschi.

A quel periodo risalgono gli insegnamenti degli uomini conosciuti in campagna, uomini che definiva “autentici, veri, pieni di dignità, di esperienza e saggezza”.

Nel 1939 si iscrive alla facoltà di Ingegneria a Palermo ma deve interrompere immediatamente gli studi universitari per partecipare alla Seconda Guerra Mondiale, un periodo lungo e difficile conclusosi nel 1945 con il rientro in Sicilia. E' il tempo in cui anche un semplice uovo sodo diviso in due con un compagno d’armi, unico lusso gastronomico domenicale in un periodo di stenti, fa dare il giusto valore alle cose, per tutta la vita.

Ripresi gli studi universitari si laurea in appena tre anni in Ingegneria Civile dimostrando sin da allora quella grandissima determinazione, personalità e capacità che hanno sempre impressionato quanti hanno avuto modo di lavorare o interagire con Lui. Dopo un periodo come assistente universitario presso la cattedra di Scienza delle Costruzioni intraprende la carriera tecnica negli Enti Locali a Palermo e Catania. Progetta le prime opere in cemento armato in Sicilia, strade, edifici pubblici e privati, provando particolare soddisfazione nel progettare e realizzare opere nel territorio delle Madonie, come ad esempio il tratto interno dell’autostrada Palermo-Catania.

Non ancora quarantenne vince il concorso quale dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale di Trapani. Culla allora il sogno di lasciare un’impronta alla Città, avendo in mente i riferimenti dei grandi ingegneri che sono riusciti a trasformare dei semplici insediamenti urbani in opere funzionali al servizio dei cittadini. Può solo parzialmente realizzare questo sogno, ma riesce sicuramente a dare quella impronta etica di cui molti, già negli anni ’60, sentono il bisogno.

Si sposa nel 1956 con Lilia, nascono Giuseppe e Daniela. Adora ricambiato la sua famiglia e dedica impegno ed energie alla educazione dei figli, un’educazione non raccontata, ma vissuta: che passa anche attraverso la consueta partita a dama o a scacchi subito dopo pranzo. La necessità di pensare per prevedere le mosse successive, di non lasciare spazio a compiacenti facili vittorie sarebbero diventate un motivo costante del suo insegnamento. Un’educazione impartita in sintonia con la moglie Lilia, con quella stessa armonia con cui affrontano insieme tutti i momenti della loro vita.

Coltiva una grande passione: la pittura. Alla pittura dedica ore di intenso lavoro e di energia, lunghe ore intrise del “profumo” di acqua ragia usata in grande quantità per pulire i pennelli che sceglie con cura a secondo dei soggetti affinché la lucentezza dei colori non sia affidata al caso ma conseguenza di una precisa volontà del pittore. Così nella pittura come nella vita, Renato ama essere lui, nei limiti dell’umano possibile, a governare il proprio destino cercando di valutare sempre a priori le conseguenze delle sue azioni per scegliere quella migliore. Si ispira alla natura nei suoi diversi aspetti, ritenendola l’espressione più alta dell’armonia, della razionalità e della bellezza.

A Palermo trascorre gli ultimi anni della vita coltivando i propri hobby: la pittura, la filatelia, la musica, e impara in tarda età ad utilizzare il computer, dedicandovi passione ed impegno.

La nascita della nipotina Giulia è motivo di immensa gioia, così come in seguito l’arrivo di Marco. E’ felice quando può incontrare i suoi nipotini “romani” Giulia e Marco e si rammarica di non poter quotidianamente vederli crescere. Ma anche nella brevità degli incontri si trasmettono sentimenti forti. E Renato continua a sorridere commosso e pieno di soddisfazione ricordando una frase del piccolo Marco. All’età di tre anni, Marco nel congedarsi alla fine di un pomeriggio di divertimento e gioco trascorso con il Nonno, dopo un breve silenzio carico di riflessione, aveva detto: “Nonno, grazie per aver voluto fare a pugni con me”.

Da Uomo ad Uomo.

Dal 2002 la fotografia sorridente e serena di Renato ci ricorda la sua felicità di essere tornato per sempre al suo Paese Natale.

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