Etica
e riconoscimento del merito di Daniela
Troina Magrì
Sintesi dell'intervento di Daniela Troina Magrì al Forum Pa Roma 13 Maggio 2009
Saluti e ringraziamenti iniziali
Sono
daccordo
su tutti i punti del manifesto del merito proposto dal Sindaco Letizia
Moratti. Bisogna
a mio avviso oltre che premiare queste capacità, cosa che do per
scontata, abituarsi a svilupparle
queste capacità, in tutti e in particolare nei giovani. Per
far questo ci vogliono dei veri
leader. In
una conferenza che ho tenuto circa un anno e mezzo fa sul tema della
leadership, (in quel caso era una popolazione di donne manager) avevo
sostenuto che la crisi dei valori che riguardava una parte rilevante del
management responsabile del sistema-Paese richiedeva una nuova leadership
e l'intervento attivo di persone capaci e competenti. Sono
fermamente convinta che etica e
affari siano un binomio inscindibile
per lo sviluppo economico del paese, sono convinta della eticità
di un profitto conseguito attraverso un equo utilizzo delle risorse perchè
penso che il profitto deve da un parte remunerare il rischio
dell’imprenditore ma deve anche essere reinvestito nel territorio che
l’ha generato per creare nuova occupazione, sicurezza e qualità della
vita. Visto
il poco tempo a mia disposizione ho deciso di portarvi alcune copie
di quel mio lungo intervento
che è stato recentemente pubblicato su una rivista universitaria e che
potete comunque trovare sul mio sito www.danielatroina.it .
In
sintesi secondo me i veri leader
sono persone semplici in quanto persone oneste, persone che ingenerano
fiducia, persone che badano agli obiettivi comuni più
che a quelli personali, comunicano apertamente idee e valori, sono
delle persone umili e quindi
capaci di ascoltare, veramente libere intellettualmente. E soprattutto
sono persone che rispettano gli
altri. Il
potere come il denaro è neutrale. Certo, se chi esercita il potere
considera il suo mantenimento la cosa più importante e
non capisce che gli è stato dato perché rendesse un servizio,
ecco che costui con le sue scelte individualiste alimenta lo stereotipo di
una managerialità in antitesi con eticità. Non
esiste un’etica del business, esiste
una sola etica. Lo diceva anche Lawrence Kirschbaum CEO di AOL. La
gente tende a seguire valori diversi a seconda che si tratti della propria
vita professionale, spirituale, familiare e questo provoca un sacco di
problemi. Se si vuole vivere in modo etico il valore da applicare in ogni
ambito della propria esistenza è uno ed uno solo. Un comportamento etico
nelle relazioni d’affari come nelle relazioni sociali e familiari, parte
dal rispetto degli altri, dalla interiorizzazione del concetto (presente
nella quasi totalità delle religioni) non
fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te . Con questa regola aurea in mente penso
che anche in periodi difficili, persino in quelli di ristrutturazione, un
vero leader possa raggiungere gli obiettivi di sana gestione aziendale,
garantendo allo stesso tempo il rispetto degli individui. Certo questo
richiede impegno sacrificio capacità e competenza ma è possibile. E’ anche chiaro che la fedeltà a se
stessi si paga, ma questo svantaggio
è ampiamente compensato, ad un livello più morale che materiale,
dalla possibilità di guardare
in faccia tutti, dal più giovane dei dipendenti fino al presidente senza
dover abbassare lo sguardo o dover ringraziare di qualcosa di ottenuto
senza merito. Il filosofo svizzero Henry Friedrich Amiel ha affermato: “colui che si lascia trascinare dalla corrente, che non si impone di seguire principi più alti, che non ha ideali od opinioni, è una sorta di elemento di arredo del mondo, un essere passivo anziché vitale e attivo”, una eco anziché una voce (un quaquaraquà come direbbe il mio conterraneo Leonardo Sciascia). Uno degli strumenti
chiave per lo sviluppo della leadership è il mentoring. Tutti
sanno che cos’è il mentoring ma pochi si soffermano sul fatto che il
mentoring è una win win win perché da un sano rapporto di mentoring
traggono beneficio sia il mentor che il mentee che
l’organizzazione. Faccio
parte della commissione internazionale sul mentoring
della IBPW associazione di
30.000 donne professioniste, manager e sono fermamente convinta
dell’importanza di questo strumento che io stessa ho sperimentato prima
come mentee e poi come mentor nell’ambito dell’IBM, azienda in
cui ho lavorato per 25 anni. Bisogna trasferire
competenze e valori. Sono
finiti secondo me i tempi delle sessioni formative in barca a vela o le gare in Dune Boogie nel deserto a cui io stessa
ho più volte partecipato come manager di una multinazionale. Secondo
me lo sviluppo della competitività
interpersonale e anche aziendale ha portato alcuni buoni frutti se
intesa come stimolo a migliorare, ma quando raggiunge livelli parossistici
la competitività porta a gravi storture perché spesso nella pratica è
accompagnata da comportamenti non etici (a partire dalla mancanza di
rispetto degli altri) e di vera e propria voglia di prevaricazione. Purtroppo
spesso si corre il rischio di premiare la competitività intesa come
capacità di prevaricazione o di sopraffazione degli altri e non la
capacità di risolvere i problemi e creare valore. I
manager, i veri leader nella
gestione delle organizzazioni dovrebbero
indirizzare le energie delle
persone nella risoluzione dei problemi e non sulla
sterile conflittualità interpersonale.
La logica aristotelica ha come fondamento la capacità di argomentare e cioè di sostenere la propria tesi e di trovare le argomentazioni contro una tesi sostenuta dall’avversario. Noi italiani (come in generale i sud europei) siamo molto bravi in questo approccio che però spesso porta a delle situazioni conflittuali “personali”. Io
credo che se si sposta
l’attenzione dal conflitto
personale all’oggetto della discussione si
possono risolvere i problemi, trovare le soluzioni con maggiore facilità
e raggiungere dei risultati concreti. Possono
essere adottate delle metodologie
molto semplici e strutturate che io quotidianamente applico in qualità
di consulente di direzione facendo anche tesoro dei miei 25 anni di
attività manageriale. Sicuramente
valido è l’approccio dei “6 cappelli per pensare” di Edward De Bono
(il guru del pensiero laterale). Di
fronte al problema X, i due soggetti A e B invece di porsi ai lati
opposti del tavolo si siedono contemporaneamente sullo stesso lato, salvo
poi spostarsi contemporaneamente su un lato diverso via via. Nel
girare su lati diversi i due indossano cappelli diversi ma indossando
contemporaneamente il cappello dello stesso colore (il cappello è la
metafora dell’angolazione da
cui sviscerare il problema in quel momento). Avrete
notato che in quasi tutte le discussioni i due
interlocutori si siedono su due lati diversi del tavolo ed il body
language avalla questa disposizione di spirito. Devo dire che io,
inconsciamente all’inizio della mia carriera e poi scientificamente in
fasi successive, non l’ho mai fatto. In
tutte le trattative sia cliente-fornitore che capo-collaboratore, io penso
che l’obiettivo sia quello di realizzare quella che gli americani chiamano
una win win situation. Se questo è vero allora la logica dei 6
cappelli può essere vincente. Sicuramente lo è nella gestione delle
riunioni. Il
responsabile della gestione della riunione ha un compito fondamentale:
capire qual è l’ordine dei cappelli per arrivare ad una conclusione. L’ordine
dei cappelli può infatti influenzare enormemente sia il risultato che
l’andamento della riunione e con esso evidentemente anche il risultato. Bianco
informazioni, Rosso emozioni, Giallo valore, Nero criticità,Verde
alternative, Blu piano azione. Il
blu può essere il primo o l’ultimo dipende dal grado di convergenza,
poi in funzione dei casi si può stabilire l’ordine degli altri. Personalmente
credo che sia bene tenere il giallo all’inizio.
Una
buona parte del lavoro quotidiano di un manager consiste nel gestire
persone e risorse per il raggiungimento di un obiettivo. Questo può e,
secondo me, deve essere fatto con un approccio
progettuale. Il
successo della realizzazione del progetto ed in generale delle attività
dipende: 1)
Dalla chiarezza degli
obiettivi, dei tempi e dei risultati, 2)
Dalla chiarezza del piano
azione (azioni, responsabilità,
scadenze, criticità, azioni
correttive) 3)
Dalla condivisone dei punti 1
e 2 tra tutte le persone coinvolte nel progetto. E’
necessario pertanto: •
Coinvolgere
tutti gli attori interessati •
Redigere,
sulla base di una metodologia condivisa con gli addetti ai lavori e
personalizzata sulla base delle esigenze dell’amministrazione, una documentazione
operativa mirata a garantire la realizzazione tempestiva dei
sottoprogetti anche in considerazione della loro correlazione e
interdipendenza. E’
un approccio che serve ad indirizzare un rapido intervento in caso di
problemi e consente di arrivare agevolmente e produttivamente al
completamento dell’attività e del progetto in questione. Questo
approccio va inteso non come forma
di controllo della persona ma come monitoraggio e controllo delle attività.
Ed
inoltre c’è un grandissimo valore
aggiunto. Un intervento di questo tipo è altamente formativo per i
componenti del gruppo che in questo modo cominciano ad abituarsi a
lavorare. Ne parlo con cognizione di causa perchè questa è l'attività
che io svolgo quotidianamente come consulente di direzione (temporary
manager e formatore allo stesso tempo). Sulla
base delle idee espresse e soffermandomi in particolare sulle peculiarità
della donna
tempo
fa avevo predisposto il progetto
LEALMENTE acronimo di Leadership
Etica Affari: un Lavoro
di Mentoring per l’Eccellenza. Nella
sua prima proposta di applicazione pratica, presentata al Ministero del
Lavoro a fine 2007, era indirizzato ad una popolazione di donne,
manager e giovani talenti. Avevano aderito oltre alla FIDAPA Provincia
di Roma Università
di Tor Vergata APQ
Cisl Federmanagement Ordine
degli Ingegneri di Roma Movimento
per il merito FNP Consulta
femminile della provincia di Roma 1)
La cattiva gestione delle
organizzazioni pubbliche e private (con conseguenze nefaste sui lavoratori
e sull’intero sistema economico) da parte di manager aggressivi e
inadeguati che si riproducono attraverso la designazione di persone a loro
simili e conformi al loro stereotipo 2)
L’autoesclusione delle
donne dai ruoli di responsabilità considerati spesso inappetibili perché
erroneamente associati ad un modello stereotipato di managerialità
“macho” 3)
La scarsa presenza di donne nei ruoli di responsabilità che penalizza le
donne ma anche le organizzazioni privandole
di un contributo essenziale 4)
L’isolamento (soprattutto ai
livelli dirigenziali più alti) di donne leader portatrici di un
modello di leadership di servizio 5)
La scarsa presenza di donne a livelli di responsabilità nei settori tecnologicamente avanzati. Il
progetto Lealmente, che nella sua versione più generale, è indirizzabile
a potenziali talenti (uomini e donne) si compone di
tre fasi di articolazione: -
Il network della Lealtà:
formazione e networking dei mentor -
Il mentoring e networking dei
talenti -
La comunicazione del nuovo
modello di leadership Moduli formativi
per i mentor: Modulo
2: La peculiarità della donna
leader (*) Modulo
3: Impresa ed etica Modulo
4: L’etica delle relazioni
sociali e del lavoro Modulo
5: Il mobbing Modulo
6: Il mentoring Modulo
7: Gestire il rapporto di
mentoring Modulo
8: Il ruolo attivo del leader
nella società moderna (La donna è
naturalmente
portata allo spirito di servizio e spesso rinunciataria di fronte ad una
carriera basata su principi non condivisi proprio perchè molto orientata
a risultati concreti e poco incline alla prostituzione intellettuale) cfr. doc. Affari ed etica di Daniela Troina su www.danielatroina.it Proprio settimana scorsa, nell’ambito dei programmi per l’anno europeo 2009 che come sapete è dedicato alla creatività ed all’innovazione ho organizzato e condotto a Palazzo Valentini un convegno dal titolo “Creatività per l’innovazione” utilizzando come filo conduttore il tema della semplicità così come portato avanti da famosissimi designer. Ho concluso la giornata citando una bellissima frase di Bruno Munari che si applica perfettamente a chi mette a disposizione degli altri il proprio talento, la propria esperienza come nel nostro caso fanno i veri leader e i veri mentor: una persona non vale per quello che prende ma per quello che da. |
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