Il leitmotiv che feconda il suolo e lo armonizza, traduce il rapporto, tra l'essere e il divenire, per mostrare l'anima e introdurla nel panorama storico da cui dipendono i tempi. Questi, senza l'emozionante presidio di corpi e anime, sarebbero un nulla. D'improvviso il vuoto si popola in un tripudio di organi che nel divario si uniscono.

Denso o parziale, il segno determina il tema. La luce, soffusa o in pienezza, rende avvincente il racconto: l'antichità di un volto, e il dolore, palesano il fuoco delle stagioni, nel distillato in cui l'amore si muove, nel sofferto colloquio tra Dio e gli eletti. Suadente e rapida, la tecnica adottata rivela il linguaggio stilistico: l'immersione dell'essere nell'infinitesimale il cui esistere sviluppa nuove emozioni; colmare le latitudini, estasiarsi, dinanzi a uno sguardo o a una criniera, nel fremito soave della pastura.

La pittrice trasmette ottime risonanze. Le cellule segrete affiorano nel terribile impatto con il nulla, quando i vuoti si colmano, nei vapori dell'alba e le ombre si annullano. L'arte, prodotta in questa forma, istilla una fragranza nuova.

Nel volto della Vergine, apice della Creazione, vi è la sintesi perfetta. Ella irrompe in silenzio, e promana quanto di mistico possa essere fatto, per immagine, in onore del Verbo che la scelse. Egli si fece Carne, per Suo mezzo.

Nell' impalpabile incanto, non è solo l'idea a perpetuare i volti e le fragranze, con erbe e volteggi che attivano il dibattito tra la luce e l'ombra. Tutto invita alla trasparenza, tutto smuove l'intimo fluire, dove l'intelletto e l'essere si incontrano per completare l'opera.

Nel graduale e inconfondibile poema, la danza dei cavalli e la flora raccontano la vita e il sistema biologico, dove la vegetazione e l'indole dell'uomo si intersecano in una struggente simbiosi. La scelta dei colori è fattore individuale. Il profondo emerge, nella vastità essenziale da cui partono il volto e la pianta; il tenue pastello o la plasticità del verde, tra il giallo solare e il fucsia, l'azzurro e il viola, compiono l'opera nella sua reale espressione. Il racconto evolve dolcemente, sul filo della memoria e nell'incanto attuale, dove il senso dell'estetica diviene palpito infinitesimale nel fluire delle stagioni.

L'artista compone un serto didascalico: tutto approda alla riva segreta, poi riparte, in piena metamorfosi, dalla radice alla gemma, nelle storiche sembianze che lasciano l'orma, ovvero la geometria interiore. Il largo tratto del pastello compie una sorta di miracolo, espanso e in equilibrio, a schiera tematica. L'essenziale dilemma affiora: se l'arte sia un mistero oppure appartenga all'inesorabile ricchezza dell'essere, sempre cercando altezze.

Il dinamismo, che muove il suolo e le acque, ha un ruolo fondamentale, in questa panoramica che evoca luoghi e solitudini. L'autrice non dipinge senza l'impeto interiore. Ogni opera è la conseguenza di un dialogo, tra il cuore e la mente. L'estetica annuncia la quiete o la struggente ricerca di un principio per esaltarne il valore. Dalla classicità sorgono i sapori individuali: l'idea di un segno di appartenenza, in tutta la sua magnifica espressione, la pone al di fuori del circuito. Ne attiva un altro, per produrre lo stile, a tratto individuale, nella composizione e nelle tecniche. La ricerca è sulla linea concreta. Da essa la pittrice estrae il nettare del compiacimento, nei confronti dell'arte, perché tutto abbia un suono.  

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